"Arabi invisibili" di Paola Caridi
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"Arabi invisibili" di Paola Caridi
Vi propongo questo libello che ho letto l'anno scorso, mentre ero alla disperata ricerca di un testo intelligente sull'"homo arabicus" che mi permettesse di difendermi verbalmente nella giungla xenofoba dell' Homo Italicus.... (va beh spero si sia capito... )
Titolo: Arabi invisibili.Catalogo ragionato degli arabi che non conosciamo. Quelli che non fanno i terroristi
Autore: Paola Caridi, con prefazione di 'Ala al-Aswani (l'autore di Palazzo Yacoubian, che qualcuna di voi ha letto)
Editore: Feltrinelli (serie Bianca)
Prezzo (l'anno scorso) 14 €
Con la danza effettivamente ha poco a che vedere, ma credo che una danzatrice volente o nolente con il mondo arabo debba averci a che fare, tanto o poco che voglia.
Permette di fare piazza pulita di molti stereotipi e approcci semplicistici, soprattutto per quanto riguarda la "questione femminile" (velo?non velo?) ma anche più in generale sui rapporti tra il mondo arabo e la modernità. Si legge facilissimamente... se riesco vi copieincollo la quarta copertina:
Il libro
È probabile che George W. Bush non abbia mai bevuto una limonata alla menta. È probabile, dunque, che Bush così come la maggior parte di chi decide delle sorti del Medio Oriente e del Nord Africa non sia mai entrato attraverso la grande porta della cultura araba. Eppure quella che è una delle bevande tradizionali del mondo arabo è il sunto di una civiltà – a noi legata da intrecci invisibili lanciati lungo il Mediterraneo – che ha nel suo Dna raffinatezze e profondità dimenticate dall’Occidente.
Il mondo arabo continua anche oggi a vivere, oltre il velo dei nostri pregiudizi. In una fascia cangiante che va da Casablanca a Ryiadh si muovono milioni di arabi invisibili, schiacciati dal peso di uno stereotipo ormai imperante in Occidente, per il quale tutti coloro che hanno un passaporto mediorientale o nordafricano sono potenziali terroristi, kamikaze, seguaci di Osama bin Laden.
Il catalogo odierno degli arabi invisibili, invece, è lungo, variegato, sorprendente. Ne fanno parte ragazzi che usano Internet, professionisti educati nelle nostre università, cineasti e fior di scrittori. Se la lista degli arabi che non conosciamo fosse solo questa, però, saremmo al semplice elenco di quelli bravi, buoni e simpatici. Bisogna, invece, superare il muro, e osservare quella lunga teoria di uomini e donne a cui l’Occidente non riconosce volto e fattezze: quelli che si fanno in quattro per mandare i figli a scuola, che inondano la regione delle rimesse del loro lavoro, che fanno cultura tra le maglie della censura e opposizione tra le costrizioni dei regimi.
L’homo arabicus del Terzo Millennio compare, così, in tutta la sua complessità. I seguaci dell’islam politico – ormai la maggioranza degli elettori – chiedono democrazia e diritti civili, appoggiati dai settori laici e liberali. Le femministe più preparate indossano il velo, mentre la cultura pop dei videoclip e dei film incide sui cambiamenti sociali. I nuovi imprenditori non sono più gli sceicchi del petrolio, ma governano telefonini e tv. Finita, dunque, l’era delle odalische, dei beduini, quello che si apre a un occhio attento è un mondo ricco, alla ricerca di un nuovo rinascimento considerato imperativo. Che rifiuta con stizza lezioni di democrazia e civiltà dall’Occidente.
Titolo: Arabi invisibili.Catalogo ragionato degli arabi che non conosciamo. Quelli che non fanno i terroristi
Autore: Paola Caridi, con prefazione di 'Ala al-Aswani (l'autore di Palazzo Yacoubian, che qualcuna di voi ha letto)
Editore: Feltrinelli (serie Bianca)
Prezzo (l'anno scorso) 14 €
Con la danza effettivamente ha poco a che vedere, ma credo che una danzatrice volente o nolente con il mondo arabo debba averci a che fare, tanto o poco che voglia.
Permette di fare piazza pulita di molti stereotipi e approcci semplicistici, soprattutto per quanto riguarda la "questione femminile" (velo?non velo?) ma anche più in generale sui rapporti tra il mondo arabo e la modernità. Si legge facilissimamente... se riesco vi copieincollo la quarta copertina:
Il libro
È probabile che George W. Bush non abbia mai bevuto una limonata alla menta. È probabile, dunque, che Bush così come la maggior parte di chi decide delle sorti del Medio Oriente e del Nord Africa non sia mai entrato attraverso la grande porta della cultura araba. Eppure quella che è una delle bevande tradizionali del mondo arabo è il sunto di una civiltà – a noi legata da intrecci invisibili lanciati lungo il Mediterraneo – che ha nel suo Dna raffinatezze e profondità dimenticate dall’Occidente.
Il mondo arabo continua anche oggi a vivere, oltre il velo dei nostri pregiudizi. In una fascia cangiante che va da Casablanca a Ryiadh si muovono milioni di arabi invisibili, schiacciati dal peso di uno stereotipo ormai imperante in Occidente, per il quale tutti coloro che hanno un passaporto mediorientale o nordafricano sono potenziali terroristi, kamikaze, seguaci di Osama bin Laden.
Il catalogo odierno degli arabi invisibili, invece, è lungo, variegato, sorprendente. Ne fanno parte ragazzi che usano Internet, professionisti educati nelle nostre università, cineasti e fior di scrittori. Se la lista degli arabi che non conosciamo fosse solo questa, però, saremmo al semplice elenco di quelli bravi, buoni e simpatici. Bisogna, invece, superare il muro, e osservare quella lunga teoria di uomini e donne a cui l’Occidente non riconosce volto e fattezze: quelli che si fanno in quattro per mandare i figli a scuola, che inondano la regione delle rimesse del loro lavoro, che fanno cultura tra le maglie della censura e opposizione tra le costrizioni dei regimi.
L’homo arabicus del Terzo Millennio compare, così, in tutta la sua complessità. I seguaci dell’islam politico – ormai la maggioranza degli elettori – chiedono democrazia e diritti civili, appoggiati dai settori laici e liberali. Le femministe più preparate indossano il velo, mentre la cultura pop dei videoclip e dei film incide sui cambiamenti sociali. I nuovi imprenditori non sono più gli sceicchi del petrolio, ma governano telefonini e tv. Finita, dunque, l’era delle odalische, dei beduini, quello che si apre a un occhio attento è un mondo ricco, alla ricerca di un nuovo rinascimento considerato imperativo. Che rifiuta con stizza lezioni di democrazia e civiltà dall’Occidente.
marinaurora- Incantatrice
- Numero di messaggi : 1015
Età : 39
Località : prov. milano
Data d'iscrizione : 02.09.09
Re: "Arabi invisibili" di Paola Caridi
Bush è si e no entrato dalla porta dell'alfabetizzaizione di base,cosa vuoi chene sappia della grandezzadella cultura arabamarinaurora ha scritto:
È probabile che George W. Bush non abbia mai bevuto una limonata alla menta. È probabile, dunque, che Bush così come la maggior parte di chi decide delle sorti del Medio Oriente e del Nord Africa non sia mai entrato attraverso la grande porta della cultura araba.
Nur Misur- Luna d'Oriente
- Numero di messaggi : 2822
Data d'iscrizione : 17.01.08
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